Finanza sostenibile e fattori “ESG”

CNDCEC e Fondazione nazionale dei commercialisti hanno pubblicato il documento “Finanza sostenibile e fattori «ESG»: stato dell’arte, sviluppi futuri e opportunità”

 

Il documento effettua un’analisi trasversale dei temi EnvironmentalSocial e Governance sui vari aspetti rilevanti che sono impattati dai temi di sostenibilità: tra gli altri, si segnalano l’impatto sulla normativa bancaria e il merito creditizio, la valutazione delle imprese e il costo del capitale, i principali strumenti di finanza sostenibile.

 Le informazioni non finanziarie non sono una novità assoluta nel contesto italiano: l’art. 2428 c.c. richiede (dal lontano 2003) che le imprese forniscano non soltanto informazioni finanziarie, ma anche indici “non finanziari pertinenti all’attività specifica della società, comprese le informazioni attinenti all’ambiente e al personale”.

 Di fatto, quindi, non si tratta di una novità ma “soltanto” di una maggiore e più completa richiesta di informazioni da parte di terzi. In altri termini, gli aspetti ESG per molte imprese stanno diventando condizioni di esistenza e sopravvivenza nel medio lungo-termine: un’impresa che non è in grado di monitorare i rischi derivanti, tra gli altri, da temi sociali e ambientali potrà trovarsi nel prossimo futuro in difficoltà a operare in quanto, ad esempio, non risponde più alle esigenze dei consumatori.

 Sulla rendicontazione, il documento della FNC indica che “A livello nazionale, l’interesse delle imprese alla disclosure di informazioni che non si limitino solamente agli aspetti strettamente economico-finanziari è stato ribadito di recente, in maniera congiunta, anche da Confindustria e Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, nell’ambito di un documento relativo alla redazione della relazione sulla gestione ex art. 2428 c.c., che adotta una prospettiva più ampia rispetto a quella della succitata non-financial disclosure ex D.Lgs. 254/2016.

Il documento elaborato “ribadisce l’importanza di esplicitare altresì una serie di «indicatori non finanziari», che rappresentano «strumenti di misura quantitativi o qualitativi, normalmente ma non necessariamente di natura non monetaria, in grado di illustrare circostanze e fattori che generano o possono generare effetti e impatti sulla situazione aziendale». Laddove necessario, tali parametri (per i quali andranno definiti anche specifici key performance indicators – KPI) possono essere identificati in base al settore di appartenenza della società, avendo riguardo all’entità e alla complessità della sua attività operativa”.

 Con riferimento all’ambito bancario, il documento analizza le normative che impattano la regolamentazione delle banche in tema di gestione dei rischi. In particolare, il documento sottolinea che “l’EBA incoraggia le banche ad incorporare gli aspetti ESG all’interno delle loro strategie di business, valutandoli anche utilizzando parametri e key performance indicatori (KPI) non eccessivamente complessi, quali il green asset ratio (GAR), che rappresenta il volume/percentuale di asset «verdi» all’interno dei bilanci delle banche e nei loro portafogli”.

 La valutazione degli aspetti ESG sulle banche si rifletterà naturalmente anche sulla valutazione del rischio di credito dei clienti a cui la banca stessa eroga i finanziamenti, che dovrà incorporare fattori sociali, ambientali e di governance. Alcuni istituti bancari già offrono una riduzione dei tassi di interesse per imprese che effettuano investimenti green (o social o legati alla governance).

 Un ulteriore aspetto analizzato è l’impatto sulla valutazione delle aziende. Nell’ambito delle operazioni di M&A è frequente lo svolgimento di due diligence legati ad aspetti ESG che impattano sul costo del capitale e/o sul valore dell’impresa.

 Il documento effettua un’accurata analisi bibliografica mostrando i risultati dei vari studi empirici effettuati sulle imprese e i fattori ESG indicando, ad esempio, che “l’attenzione agli aspetti ESG influenza le performance aziendali non solo in termini finanziari ma anche in tema di redditività operativa, sia per aziende commerciali che per istituti di credito e banche, che hanno mostrato un ROA più elevato, minori perdite su crediti a una più elevata crescita degli attivi”.

 Il documento conclude esaminando le opportunità professionali che derivano dall’applicazione dei temi ESG e il ruolo fondamentale che assumono i commercialisti che “possono contribuire in maniera decisiva alla diffusione e all’utilizzo” di Green Bonds e altri strumenti di finanza sostenibile, “svolgendo così un ruolo fondamentale per la creazione di una vera e propria «cultura della sostenibilità», che guidi le aziende in un processo di creazione di valore sempre più allargato a tutti gli stakeholders”.